Portici: la reggia borbonica alle pendici del Vesuvio

La storia della Reggia di Portici ha origine da un evento tanto fortuito quanto suggestivo. Correva l’anno 1738 quando Carlo di Borbone e la sua consorte Maria Amalia di Sassonia, di ritorno da Castellammare di Stabia, furono sorpresi da una violenta tempesta mentre navigavano verso Napoli. Costretti a cercare riparo, approdarono al porticciolo del Granatello, dove trovarono ospitalità presso la Villa Leucopetra.

L’amenità del luogo colpì così profondamente i sovrani che decisero di farvi costruire la loro dimora ufficiale, dando vita a quello che sarebbe diventato uno dei complessi monumentali più significativi del Regno di Napoli. I lavori furono affidati inizialmente all’ingegnere militare Giovanni Antonio Medrano, richiamato in Italia proprio dal sovrano borbonico per realizzare il suo ambizioso programma di opere pubbliche e di rappresentanza.

Un cantiere riportò alla luce l’antica Ercolano

La costruzione della Reggia si intrecciò indissolubilmente con la riscoperta del mondo antico e con i principali luoghi di cultura classica. Durante gli scavi per la realizzazione del palazzo, vennero alla luce reperti straordinari provenienti dalle città sepolte dall’eruzione del Vesuvio del 79 d.C., tra cui un tempio con ventiquattro colonne di marmo. I ritrovamenti portarono alla creazione dell’Herculanense Museum, che trasformò Portici in una delle mete predilette del Grand Tour.

I nobili e gli intellettuali europei accorrevano per ammirare i tesori dell’antichità esposti nelle sale della Reggia, rendendo questo angolo di Campania un crocevia culturale di rilevanza internazionale. Il museo raccolse pitture parietali, sculture, oggetti di uso quotidiano e manufatti che testimoniavano la raffinatezza della civiltà romana, prima che le vicissitudini storiche portassero al trasferimento delle collezioni nel museo di Napoli.

Il Miglio d’Oro e le Ville Vesuviane

La costruzione della Reggia innescò un fenomeno architettonico e sociale senza precedenti. Le dimensioni contenute del palazzo reale non permettevano di ospitare l’intera corte, e così le famiglie aristocratiche più vicine ai sovrani iniziarono a edificare le proprie residenze nelle immediate vicinanze.

Nacque così il celebre Miglio d’Oro, un susseguirsi di centoventidué ville monumentali che ancora oggi punteggiano il tratto costiero tra Napoli e Torre del Greco. Le dimore, costruite tra il XVIII e il XIX secolo, rappresentano un patrimonio architettonico unico, riconosciuto dall’UNESCO e tutelato dalla Fondazione Ente Ville Vesuviane. Ogni villa racconta una storia di potere, eleganza e mecenatismo, con giardini all’italiana, affreschi di pregio e arredi che testimoniano il gusto raffinato dell’aristocrazia napoletana.

Dalla residenza reale all’eccellenza scientifica

Le vicende della Reggia attraversarono periodi di splendore e di abbandono. Con l’arrivo di Gioacchino Murat, il palazzo fu arredato con mobilio francese di grande lusso, mentre sotto Ferdinando II di Borbone il complesso fu collegato a Napoli dalla prima ferrovia d’Italia, inaugurata nel 1839. Nel 1872 la Reggia accolse la Reale Scuola Superiore di Agricoltura, che nel 1935 divenne la Facoltà di Agraria dell’Università Federico II.

Oggi il complesso monumentale ospita il Centro MUSA, un polo museale dedicato alle scienze agrarie che conserva collezioni botaniche, mineralogiche, entomologiche e strumenti scientifici di inestimabile valore. L’Orto Botanico, sorto nell’antico bosco di caccia borbonico, custodisce oltre seicento specie vegetali, mentre il Galoppatoio Reale, primo cavalcatoio coperto al mondo, testimonia l’innovazione che caratterizzò questo luogo straordinario.

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