Melfi: è qui che nacque il diritto moderno

Adagiata su un colle vulcanico nella parte settentrionale del Monte Vulture, Melfi fu la prima capitale dei conquistatori normanni nel Mezzogiorno d’Italia, prima ancora che Palermo assumesse questo ruolo. Il castello che domina la città, con le sue dieci torri imponenti, rappresenta il simbolo più eloquente di questa eredità storica.

Fu proprio tra queste mura che nel 1059 papa Niccolò II riconobbe ufficialmente i possedimenti normanni, nominando Roberto il Guiscardo duca di Puglia e Calabria. Tra il 1059 e il 1137, Melfi ospitò ben cinque concili ecumenici, e nel 1089 fu proprio qui che venne bandita la prima crociata in Terra Santa. La città divenne così un crocevia di interessi politici, militari e religiosi di portata europea, guadagnandosi la definizione di città la più superlativa di tutta la contea.

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Federico II e le Costituzioni che cambiarono la storia

Sebbene fosse cresciuto a Palermo, Federico II di Svevia scelse la Puglia e la Basilicata come terre d’elezione, e Melfi divenne uno dei luoghi più cari all’imperatore Stupor Mundi. Nel castello, tra il 1221 e il 1225, Federico fece realizzare importanti lavori di restauro e ampliamento, erigendo nuove torri e la leggendaria torre occidentale, chiamata il nido dell’aquila imperiale.

Il primo settembre 1231, dalle sale di questo maniero, furono promulgate le Constitutiones Augustales, il primo codice organico di leggi scritte del Medioevo europeo, definito dagli storici come l’atto di nascita della burocrazia moderna. Alla stesura di questo monumentale corpus legislativo parteciparono il celebre Pier delle Vigne, immortalato da Dante nel tredicesimo canto dell’Inferno, e il filosofo Michele Scoto. Le Costituzioni rimasero in vigore in alcune parti d’Italia fino all’Ottocento.

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Un castello che racconta mille anni

Il castello di Melfi è un palinsesto architettonico che attraversa quasi un millennio di storia. Al nucleo normanno originario, a pianta quadrata con torri angolari, si sovrapposero gli interventi svevi, le massicce aggiunte angioine del XIII secolo con la costruzione dell’ala nord-est e i rimaneggiamenti aragonesi. I Caracciolo e poi i Doria, che ne mantennero la proprietà dal 1531 al 1952, trasformarono la fortezza in una residenza nobiliare, donando infine l’edificio allo Stato italiano.

Oggi il castello ospita il Museo Archeologico Nazionale del Melfese, dove è custodito lo splendido Sarcofago di Rapolla, un raffinato manufatto di produzione microasiatica della seconda metà del II secolo d.C., sul cui coperchio è raffigurata una nobildonna sdraiata. Le sale del museo espongono ceramiche daunie, armature in bronzo di capi guerrieri e preziosi ornamenti in ambra e oro.

Nel cuore verde del Vulture

Melfi è la porta d’accesso al Parco del Vulture, un’area naturale protetta che si estende alle pendici di un antico vulcano ormai spento. Federico II amava queste terre per la loro ricchezza faunistica, ideale per praticare la falconeria, la sua passione prediletta. Le foreste del Monte Vulture, con i laghi di Monticchio incastonati in un’antica caldera, offrono paesaggi di rara bellezza. Ogni anno, l’ultimo fine settimana di ottobre, il Corteo Storico Federiciano riporta in vita l’epopea sveva con musiche, danze medievali e il torneo degli antichi casati. La Cattedrale normanna, edificata nel 1153 per volere di Ruggero II, e le cripte rupestri di Santa Margherita e Santa Lucia testimoniano la stratificazione di fede e cultura che ha attraversato questa terra. La città ha conosciuto anche momenti bui, come la Pasqua di sangue del 1528, quando l’esercito francese massacrò migliaia di abitanti durante le guerre d’Italia.

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