Dolo: visita al salotto buono della Riviera del Brenta

La storia di Dolo è inscindibile da quella della Serenissima Repubblica di Venezia e dal mutamento dei suoi interessi commerciali. Fu nel XVI secolo che avvenne il primo vero contatto tra la città lagunare e questo piccolo borgo dell’entroterra veneto, quando Venezia, indebolita dall’apertura delle rotte atlantiche verso le Americhe, decise di riqualificare la propria terraferma.

I terreni furono venduti alla nobiltà veneziana, che iniziò a sviluppare l’agricoltura e l’allevamento, gettando le basi per quello che due secoli dopo sarebbe diventato il più elegante corridoio di ville patrizie d’Europa. Secondo alcune teorie, il nome Dolo deriverebbe dalla contrazione di Dandolo, la potente famiglia veneziana che qui possedeva un feudo. Altri studiosi lo collegano invece all’esistenza di un antico torrione, chiamato in veneto arcaico dolon, che sorgeva lungo le rive del Brenta.

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Il Naviglio come prolungamento del Canal Grande

Per tutto il Settecento, periodo di massimo splendore della Serenissima, i veneziani consideravano il Naviglio del Brenta come il naturale prolungamento del Canal Grande. Ogni estate, i nobili trascorrevano lunghi periodi di villeggiatura nelle loro dimore di campagna, raggiungendole a bordo del Burchiello, un’elegante imbarcazione fluviale trainata da cavalli lungo le rive.

Dolo divenne così il punto della Riviera con la più alta concentrazione di ville ed eleganti palazzi, un centro famoso per le conversazioni nei salotti dell’alta società. Il fascino di questi luoghi conquistò poeti e scrittori come Goldoni, Byron, Goethe e D’Annunzio, mentre pittori del calibro del Canaletto, del Tiepolo e del Veronese immortalarono scorci e atmosfere. La celebre acquaforte Le chiuse di Dolo, realizzata dal Canaletto nel 1728 e oggi conservata nell’Ashmolean Museum di Oxford, testimonia la vitalità di questo centro fluviale.

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I mulini e l’acqua che dissetava Venezia

Nel 1540 il Collegio delle Acque veneziano stabilì di costruire a Dolo i mulini che avrebbero dovuto macinare il grano proveniente dai territori agricoli circostanti. Gli edifici, completati nel 1551 con dodici ruote macine, divennero il motore economico della cittadina. La Repubblica di Venezia ne mantenne la proprietà, affittandoli a privati, e ancora oggi il Mulino Demaniale, situato sopra il canale, conserva le ruote funzionanti e gli ingranaggi originali.

Da Dolo partiva anche la seriola, un canale che trasportava l’acqua dolce indispensabile per risolvere il problema dell’approvvigionamento idrico di Venezia. L’acqua veniva caricata su barche a Morazan e portata fino alla città lagunare. All’imbocco della seriola, un leone alato marciano segnalava che il canale era proprietà della Serenissima, un simbolo del legame vitale tra questi territori.

Un patrimonio da navigare

Passeggiando per le strade di Dolo si ritrova ovunque l’impronta veneziana: nella facciata del Duomo di San Rocco, che richiama San Giorgio Maggiore, nel campanile che ricorda el Paron de Casa di Piazza San Marco, nell’unico squero della Riviera dove un tempo si riparavano burchi e burchielli. Villa Ferretti Angeli, progettata da Vincenzo Scamozzi, Villa Grimani-Migliorini e Villa Nani Mocenigo sono solo alcune delle dimore che testimoniano il fasto dell’epoca.

Oggi il Naviglio del Brenta, con le sue cinque conche di navigazione e oltre trenta chilometri di percorso fluviale, è considerato uno dei tragitti più affascinanti d’Europa. Il servizio del Burchiello, ripristinato nel 1960, permette ai visitatori di rivivere l’esperienza dei nobili veneziani, scivolando sull’acqua tra ville palladiane, giardini all’italiana e scorci di una bellezza senza tempo. Dolo resta il cuore pulsante di questo territorio, dove la vocazione calzaturiera di alta gamma convive con un patrimonio storico che merita di essere riscoperto.

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